Realismo socialista

“Sì, mi ricordo che alla mostra a Mosca, siamo sul finire dell’agosto del ’57, io ho visitato tutti i padiglioni delle Repubbliche Socialiste. E venni intervistato, in diretta, e mi chiesero l’opinione su quella mostra. Di questa enorme mostra, perché io l’ho visitata per vari giorni. E riportai in quel periodo un’impressione molto negativa. Cioè trovavo che le tematiche socialiste non erano sufficienti a creare il linguaggio del Realismo Socialista. E trovavo che soprattutto erano delle tesi, e quindi il contenuto non aveva preso il sopravvento all’immagine. Trovavo un panorama non sufficientemente ricco. Cose che io ho potuto dire in diretta, perché avendo parlato in diretta in lingua italiana, loro hanno scoperto quando poi hanno avuto il modo di tradurre. E allora il Direttore Generale di tutti i Padiglioni delle Repubbliche mi chiese l’impressione dopo la direzione. Ed io in sintesi espressi un giudizio negativo. Cioè, io sono vostro ospite, però ho questa impressione: manca la ricchezza, non trovo quel germe, quel fatto rivoluzionario che c’è nell’ansia del rinnovamento del Socialismo. Non lo trovo nella sovrastruttura del linguaggio e quindi nell’immagine. E allora rimase, mi pare, molto sorpreso di questa mia affermazione e mi disse che gli altri che mi avevano preceduto, uomini illustri dell’Italia, invece avevano affermato che c’era dell’arte, c’era della grande cultura figurativa. Disse ma non c’è proprio niente che le piace a lei? Dissi, sì c’è un quadro. Disse, mi porti davanti a questo quadro. E andammo davanti a un quadro solitario che era collocato sotto a una grande scalinata monumentale. Era nascosto. Questo quadro mi piace. Perché le piace, mi disse. Perché vede la icona della tradizione russa ha due dimensioni, l’altezza e la larghezza del quadro. La profondità è un’illusione astratta. E in questo quadro c’è la ripresa del linguaggio dell’icona e si sente che deve avere visto qualche riproduzione della pittura cubista. E quindi non c’è la retorica, perché ha fatto una natura morta. E questo quadro per me è un quadro importante.”

 

(Da INTERVISTA AD ALDO BORGONZONI – RADIO BARBAGIA – NUORO, fine anni ’70 del XX secolo, Courtesy Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni)